Un po’ di storia: perchè si chiama così?
Il nome di questo drink può far pensare che sia nato in Russia ma in realtà con il paese russo c’entra ben poco.
Infatti, è nato negli Stati Uniti, più precisamente a New York, nel 1941.
Gli ingredienti principali di questo drink sono due: Vodka e Ginger Beer.
Hanno contribuito principalmente due persone: John G. Martin, il detentore dell’esclusiva di vendita della Vodka russa Smirnoff (da qui “Moscow”) sul suolo statunitense, e Jack Morgan, proprietario del Cock’n’Bull Tavern in Sunset Boulevard, che in quegli anni aveva appena lanciato la sua linea di ginger beer, con scarsi risultati.
I due, che attraversavano un periodo poco felice per i loro affari, decisero di provare a combinare i loro prodotti, aggiungendo anche una spruzzata di lime.
Così la leggenda iniziò a prender forma.
Il nome “Moscow Mule” deriva da un terzo personaggio della storia, Sophie Berezinski, seduta allo stesso bancone del Chatham Hotel.
La donna era un’imprenditrice che doveva smaltire uno stock di tazze mug con su stampato un asinello.
Le sue tazze, molto probabilmente, furono i primi contenitori di questo cocktail.
Perché? In parte per caso, in parte per altri motivi: il rame è un ottimo conduttore e la tazza si raffredda rapidamente, inoltre il rame accostato al lime dà vita a un sapore inconfondibile.
Il mio twist
Ho cercato di rielaborare parecchio questo grande classico, prendendo ispirazione dalle moderne evoluzioni della mixology.
Infatti, il Moscow Mule è uno dei drink più bevuti al mondo e ho voluto dare libero sfogo al mio estro creativo per stravolgerlo, unendo sapori molto particolari.
Il risultato è un drink dal gusto alquanto insolito, che può anche essere bevuto come accompagnamento a un pasto, si sposa alla perfezione con il pesce.
Ecco gli ingredienti:
- 5 cl di Sakè;
- 2,5 cl di Lime;
- 3 dash di Angostura;
- basilico;
- ginger beer.
L’Ingrediente fondamentale del mio Moscow è chiaramente il Sakè, ma sei sicuro di avere le idee chiare su cosa sia?
Cose da sapere sul Sakè
Senza scendere nello specifico possiamo dire che si tratta un fermentato di riso, che si ottiene a partire da riso, acqua e moji (una sorta di muffa che si ottiene dalla fermentazione stessa del riso).
Quello che noi occidentali chiamiamo sakè non è la brodazza alcolica che ci danno all’all you can eat.
Nel Sol Levante viene consumato durante tutto l’arco della giornata, come in Italia il vino, accompagnandolo ai pasti e non solo.
Può essere servito sia caldo che a temperatura ambiente. Il termine proprio per identificarlo è “nihonshu”.
Esistono due principali tipi di sake: il futsuu-shu (普通酒), ossia il “sake normale” e il tokutei meishyoshyu (特定名称酒), il “sake a designazione speciale”.
La differenza tra i due è che nel secondo il riso viene prima raffinato, cioè viene tolta la parte esterna del chicco, lasciando solamente il cuore d’amido.
il “Sake” ha potenzialità incredibili nella miscelazione.
Pensiamo a quanti fermentati abbiamo incontrato nella storia della miscelazione, il vermouth, lo sherry, il porto, persino il vino.
È un prodotto che, da questo punto di vista, è nuovo, non ha una storia come ingrediente per la miscelazione, ed è proprio questo che ci permetterà di utilizzarlo nei più svariati modi possibili.
Come prepararlo?
Per prima cosa, riempite tutto il bicchiere con il ghiaccio.
Versate insieme Sakè e Ginger beer.
Aggiungete il succo di lime e i tre dash di angostura, per un totale di 20 gocce circa.
Un paio di foglie di basilico on the top…
Mescolate il cocktail con una cannuccia o un bastoncino e servitelo subito.
E ora non ci resta che… bere!
Un abbraccio,
Giorgio