Come diventare flair bartender e lavorare facendo ciò che si ama
Cosa vuol dire essere un flair bartender?
Facciamo un piccolo passo indietro: flair è una parola della lingua inglese che significa stile, eleganza, ma anche innata abilità a fare qualcosa nel modo migliore, è un termine che può essere utilizzato in ogni ambito della vita: sport, attività professionali, hobby…
La naturalezza di un gesto e l’apparente assenza di sforzo e di peso corporeo nel compiere i movimenti li fanno risultare eleganti e aggraziati all’occhio di chi guarda.
Ecco, ora mettiamo in relazione questo concetto con il termine bartending, con cui sicuramente abbiamo più familiarità: la nobile arte del bere miscelato. É un’attività che comprende centinaia di preparazioni diverse e centinaia di tecniche per realizzare cocktail classici e innovativi, che sappiano stupire i clienti con le proprie caratteristiche.
Il flair bartender è colui che mette insieme questi due mondi, mirando a stupire i clienti con tecniche di preparazione spettacolari ma senza mai perdere di vista il risultato finale: il cocktail e la sua buona riuscita. Essere un flair bartender, e vivere di flair oggi, può voler dire tante cose: c’è chi lavora nel settore della formazione, chi dietro al banco bar, chi è testimonial di qualche azienda…
Ma tutti i professionisti sono accomunati da alcuni punti chiave.
Domande
Passione
Formazione
Allenamento
Traguardi
Iniziamo con calma il viaggio…
Domande
Ti stai ponendo le giuste domande?
Quando ho iniziato ricordo che ero attanagliato da mille dubbi: potrò vivere di solo flair? C’è richiesta di flair bartender? Per quanto potrò farlo?…
Oggi, dopo anni di esperienza, spero di riuscire a dare qualche risposta.
Posso fare il flair bartender di professione?
Ne ho parlato approfonditamente in questo articolo: Con il flair non si guadagna.
C’è richiesta di flair bartender?
Se me lo avessi chiesto 5 anni fa la risposta sarebbe stata un categorico NO, ma oggi posso dire convintamente di si.
Cos’è cambiato?
Negli anni la figura del flair bartender è stata un po’ fraintesa dal mondo del beverage, alcuni colleghi puntavano solo ad allenarsi per le gare anche dietro al banco bar, realizzando coreografie complesse e facendo aspettare oltremodo i clienti invece di curare la preparazione dei drink, e la qualità dei cocktail ne risentiva parecchio.
Nell’ultimo periodo abbiamo assistito a un cambiamento di rotta e il flair è stato accostato stabilmente al banco bar e richiede sempre l’utilizzo dei bar tools, le mosse sono tutte funzionali alle preparazioni ed è superfluo allenarsi per ore ed ore creando coreografie estremamente lunghe e complesse.
Questa pratica che ha preso piede è definita craft flair.
Così, molti mixologist, esperti nell’utilizzo negli ingredienti e nelle tecniche di preparazione dei drink, si sono avvicinati al flair, che in un primo momento percepivano come un mondo assai lontano.
Ad oggi la figura del bartender che ha skill di flair e know-how in mixology è una delle figure più richieste sul mercato.
C’è un dopo?
Il mio consiglio su questo tema è di non concentrarsi troppo sul breve periodo.
Cerca di guardare chi ha qualche anno di esperienza in più e lasciati ispirare, ci sono molte professioni legate al mondo del flair.
Infatti, nel tuo personale viaggio nel mondo flair, non concentrarti oltremodo sul punto d’arrivo, scegli con cura le fermate del viaggio, che sono ben più importanti.
Andiamo avanti, quali sono gli altri valori comuni a tutti coloro che lavorano in questo mondo?
Passione
Se decidiamo di investire tempo, denaro ed energie su noi stessi e su ciò che ci piace fare dobbiamo essere sicuri di una sola cosa: che sia davvero ciò che ci piace fare.
Io, ad esempio, alla soglia dei 23 mi sentivo piuttosto perso, mi barcamenavo tra studio e lavoro e non sapevo cosa avrei voluto fare “da grande”. Dopo alcune cocenti delusioni, personali e professionali, ho preso la mia vita in mano, sono andato a Londra da solo, senza agganci né programmi. È stata un’esperienza edificante ed estremamente istruttiva, mi ha permesso di capire che il flair era davvero la mia strada.
Ad oggi la passione che mi muove è la stessa di 7 anni fa, quando ho iniziato.
La stessa energia che non ti fa sentire la stanchezza e riesce a farti fare l’ultimo sforzo.
Formazione
Il terzo step, fondamentale quanto i primi due, è formarsi: dopo aver compreso dove si vogliono impiegare le proprie energie è il momento di farlo.
Come?
In Italia sono tanti i punti di riferimento in materia di formazione, tra chi è in attività da diversi decenni e chi invece è una new entry. Tuttavia, anche quelle che hanno interrotto i corsi di flair, nella maggior parte dei casi conservano ancora almeno una flair room attrezzata, a disposizione di chi vuole allenarsi. Il settore dell’insegnamento del flair è tenuto vivo e vivace anche dai liberi professionisti, flair bartender come me che offrono corsi individuali o a gruppi, basic e avanzati, personalizzabili per tutti i gusti.
Ma non c’è un modo “giusto” e un modo “sbagliato” di formarsi, le variabili in gioco sono troppe, disponibilità economica, età, conoscenze…
Il consiglio che mi sento di darti è:
Non basarti solo su alcuni elementi, come il costo, non per forza un ottimo corso di formazione deve costare moltissimo, io stesso ho fatto un corso da meno di mille euro.
Nessun corso di formazione farà di te un professionista fatto e finito, ma ti fornirà una base su cui costruire la tua carriera.
Se sei in dubbio su quale corso frequentare non esitare a mandarmi un messaggio su Instagram, sarò più che contento di darti una mano.
Ad esempio, il mio percorso è quantomeno atipico, ho seguito l’istinto e mi sono iscritto a un corso di bartending alla Flair Academy di Milano. Lì ho visto per la prima volta una mossa di flair e sono rimasto folgorato.
Da quel momento mi sono iscritto a un corso di flair, poi a un altro e a un altro ancora. Avevo fretta, una fretta bruciante.
Il supporto incondizionato di mia madre mi ha spinto a pensare: “Voglio darmi un tempo massimo. E mettercene la metà per arrivare in cima”.
La sensazione di essere in ritardo, dopo anni persi in percorsi che non facevano per me, mi ha reso lucido e concentrato.
Quanti anni per diventare forte? Dieci? No, cinque.
Quante ore di allenamento al giorno? Quattro? No, otto.
Dipende tutto da te…
Allenamento
Proseguendo nel nostro viaggio, troviamo l’allenamento, che può riguardare diversi settori del flair: inventare e perfezionare una routine per una gara, ideare nuove mosse per implementarle nella vostra coreografia, realizzare nuove ricette e nuovi cocktail per stupire i clienti al banco bar.
Ho già scritto diffusamente riguardo a come organizzare un allenamento, e i concetti chiave sono sempre gli stessi, le 3 P del flair bartender:
Programma.
Pratica.
Perfeziona.
Ma come gestire le problematiche più comuni che insorgono durante le giornate di allenamento?
- Il popolarissimo “non ho voglia”, con le sue varianti: “non c’ho sbatta” / ”oggi balza”
Come farci trovare preparati di fronte a questo temutissimo inconveniente? La soluzione esiste: programmare allenamenti sempre leggermente diversi l’uno dall’altro, il nostro cervello verrà stimolato dall’elemento di novità e percepirà l’intero allenamento come innovativo, affrontandolo con più leggerezza e serenità.
- “Non ho l’attrezzatura giusta per un allenamento di flair”
Per ovviare a questo problema ho creato una sezione apposita del mio sito con decine di strumenti scelti e testati da me, che ti accompagnino in tutti gli allenamenti.
- “Non ho tempo”
Il tempo da investire nella nostra passione si trova sempre. Cerchiamo di alternare gli orari, sera-mattina-pomeriggio, il tutto sarà più stimolante.
Traguardi
Ultimo punto riguarda il raggiungimento degli obiettivi, come gestirli? E come gestirsi?
La chiave è non accontentarsi mai e spostare sempre l’asticella un po’ più in alto. È vietato “sedersi” dopo aver raggiunto un risultato importante, al massimo è concesso ricaricare le batterie per un breve tempo.
Che si tratti di una collaborazione, una gara, uno show, ma anche di un allenamento riuscito o di una mossa difficile realizzata alla perfezione, l’assimilazione dei nostri traguardi ci dà la forza di andare avanti e migliorare.
Il mio consiglio per assimilarli senza accontentarsi è: scrivili e annota tutti i progressi fatti.
Sembra banale, ma non lo è. Questo semplice gesto ha un consistente impatto psicologico su di noi: un traguardo è reso tangibile e concreto una volta annotato e il fatto che vi sia sempre un obiettivo “successivo” a quello appena superato fa sì che non si stacchi mai la spina.
E ora?
Ora che hai il quadro completo dei punti più importanti per me, voglio darti due ultimi consigli per fare IL LAVORO PIU FIGO DEL MONDO.
Non porti mai limiti, dream big.
Non farti influenzare da chi dice: “smettila di lanciare quelle bottiglie “
Sono state parole che all’inizio della mia carriera mi hanno demoralizzato, ma ora posso dire di aver fatto bene a non ascoltare chi voleva buttarmi giù: viaggio nel mondo rappresentano brand, facendo flair e portando ovunque la mia passione e le mie conoscenze, tutto questo grazie a lancio di due bottiglie.
Un abbraccio,
Giorgio