Perché bisogna assolutamente avere un personal brand
Hey guys, sono Giorgio e oggi voglio condividere con voi un altro aspetto importante del mio percorso lavorativo.
Io vivo e lavoro grazie alle cose che so fare, ma anche grazie a chi sono, e soprattutto all’immagine di me che ho costruito negli anni, che mi ha portato a interfacciarmi con tante aziende e professionisti del settore.
Questo percorso si chiama personal branding. Nel mondo del flair bartending, ossia il mio, ho capito sin da subito che sarebbe stato fondamentale avere un’identità ben definita.
Ma facciamo un passo alla volta…
Che cos’è e a cosa serve?
Fare personal branding significa fare marketing di sè stessi. Impostare la propria attività commerciale attorno alla propria figura, in qualsiasi ambito si lavori.
Significa curare ogni aspetto della propria immagine affinché chi compra il nostro servizio non ottenga solo un prodotto materiale, ma fruisca di tutto ciò che vi gravita attorno e faccia un’esperienza unica.
Facciamo un esempio: chi acquista un corso personalizzato con me (link) sa che oltre ad acquistare la professionalità che metto nel mio lavoro, costruita sulla base di anni di allenamento, trascorrerà del tempo con me, ed è per quello che sceglie la mia proposta e non un’altra. Inoltre, sa che cercheremo ispirazione insieme per realizzare nuove routine e costruiremo un rapporto che va oltre la flair room.
Un interessante articolo di Forbes spiega bene questo passaggio:
“Il concetto di personal branding racchiude proprio l’abilità di costruire la tua immagine e posizionare te stesso come un “prodotto” unico, sia internamente alla tua attuale azienda che nel mercato del lavoro esterno. Prendi il controllo del tuo brand e assicurati che clienti, colleghi o potenziali datori di lavoro ricordino chi sei e cosa puoi fare per loro.
Dobbiamo iniziare a pensare noi stessi come marchi. Chiediamoci cosa vogliamo rappresentare per i nostri lead, una volta stabilito saremo in grado di rafforzare il nostro brand e la nostra strategia di comunicazione sui social media. È importante capire che l’autenticità è fondamentale nell’era digitale e un marchio personalizzato può produrre enormi ROI sia se si sta lavorando con un’organizzazione sia da liberi professionisti.”
Personal branding nel mondo bar
Per quanto riguarda la mia esperienza, ho capito sin da subito che nel mondo del flair è indispensabile costruire la propria immagine con consapevolezza e creatività.
Nel mio lavoro, ci si trova sempre a contatto con qualcuno, e le pubbliche relazioni sono fondamentali.
Che sia dietro al banco, dietro una fotocamera per realizzare un video, a una gara o a un evento, bisogna sempre e costantemente interfacciarsi con altre persone.
Per questo è fondamentale che tutti abbiano bene in testa un’idea di Giorgio Facchinetti, con i suoi tratti distintivi, le sue peculiarità e, perché no, le sue contraddizioni.
Vediamo alcuni esempi…
Rendersi riconoscibili al banco bar è complesso, il cocktail è solo la punta dell’iceberg del lavoro che va fatto, a partire dal primo contatto visivo con il cliente. Le parole, le espressioni, la gestualità, la camicia che indossi, sono tutti elementi potenzialmente indelebili nella memoria di chi ti sta di fronte, sta a te trovare la giusta formula per rendere l’esperienza del cliente memorabile.
C’è chi punta sulla camicia floreale e chi su un sorriso a trentadue denti.
Decidi su cosa mettere il focus.
Soprattutto agli eventi manca sempre quel tocco personalistico, spesso ci sono tanti professionisti e poco tempo per performare, la gente a volte è distratta e il clima generale è un po’ confuso.
Allo stesso tempo, c’è chi riesce a mettere del suo anche solo in una singola mossa di flair; in molti hanno definito il mio stile un po’ tamarro (io preferisco dire moderno, pop), ma anche questa è una conquista: si ricordano di me e anzi hanno memorizzato le mie mosse a tal punto da etichettarle e qualificarle.
Ogni volta che vedranno una move simile in giro, automaticamente penseranno a me.
La mia esperienza
Gran parte del lavoro che ho fatto e che continuo a fare per il mio personal brand passa attraverso la creazione di contenuti da pubblicare sui social. Dietro alla pubblicazione c’è un grande lavoro di studio e programmazione, che faccio principalmente da solo o insieme alle aziende con cui collaboro.
Il processo mentale dietro ogni idea si origina da un unico assunto: pubblicare una grande varietà di contenuti per coinvolgere più persone possibili, sempre rimanendo nel settore del food and beverage con focus sul bartending.
Per questa ragione cerco di spaziare tra flair, mixology, ricette, caffetteria, consigli attitudinali. Cerco di fare in modo che un utente che scopre Giorgio Facchinetti mi possa conoscere a 360 gradi.
Le varie piattaforme digitali si differenziano per il metodo di comunicare i contenuti, e sono in continuo cambiamento. Ad esempio, su TikTok il messaggio deve essere estremamente più conciso e diretto rispetto a Instagram, dove posso permettermi di spaziare un po’ di più.
Ecco qualche suggerimento utile
Ecco il mio primo consiglio: imitare gli altri è l’errore più comune che si possa fare e che in giro si vede troppo spesso.
Ognuno è il migliore del mondo a essere sè stesso. Per quale motivo screditarsi e cercare di emulare qualcun altro dal momento che a essere “qualcun altro” di per certo non riusciremo a eccellere?
Evitiamo questa incoerenza sistematica e rimaniamo aderenti al NOSTRO sistema di credenze.
Inoltre, molti tendono a evitare di raccontare le loro esperienze personali per non “tagliare fuori” i membri della community che non si rispecchiano con la loro storia.
A mio parere è un grande errore che non va commesso!
In tema di personal branding le esperienze personali sono il valore aggiunto dell’attività che si svolge.
non importa se chi vi segue non rispecchia del tutto nella vostra storia, è importante condividerle perché è importante che ognuno si senta coinvolto con la narrazione della vostra vita.
Durante il mio percorso ho cercato di dare un’immagine il più eclettica possibile, destreggiandomi tra social, pubblicazioni, gare, eventi live e interazioni con la community; in quello che mi piace chiamare “ecosistema” Giorgio Facchinetti.
Proprio questo ecosistema si articola su alcuni principi che orientano tutte le mie scelte, potremmo definirli i miei 8 mantra del personal branding:
- Identità. Sii la versione migliore di te stesso. Ne abbiamo già parlato, copiare è fuorviante e controproducente.
- Vision. O come preferisco chiamarla io, visione d’insieme del progetto: cerco sempre di far sì che ogni contenuto non sia fuori contesto rispetto al mio percorso.
In ogni attività che svolgo, non dimentico mai il lato bar, che deve sempre essere il focus principale.
- Costanza. In particolare, nella pubblicazione e nell’impegno dedicato alla community. Su Instagram ormai siamo una famiglia, e rispondere a messaggi di ringraziamento o incoraggiamento è molto gratificante, mi sprona a fare sempre meglio.
- Condivisione ed engagement. La fidelizzazione passa attraverso i momenti di confronto, che cerco di proporre con costanza. Sono fermamente convinto del fatto che chiedere un feedback a chi mi segue non sia solamente un modo per coinvolgere superficialmente i follower, ma l’unico vero modo per avere un punto di vista diverso su tanti argomenti, e questo può aiutare a crescere.
- Concretezza. Quando si condividono pensieri o riflessioni, bisogna sempre accompagnarli con esempi e casi concreti, così da non sembrare un profilo che parla di aria fritta. (Come tanti che ci sono in giro).
- Metodo comunicativo diretto. Utilizzate un tone of voice diretto, in modo che chi vi segue non si senta come uno studente a scuola ma come in compagnia di un paio di amici.
- Networking. Alimentare la propria rete con nuovi contatti è fondamentale perché può generare tante opportunità.
- Storytelling. A tutti piacciono le storie e i racconti. Racconta la tua e fallo in modo personale, così che chi ti ascolta ne percepisca l’autenticità.
Il presente e il futuro del mio brand
Cercando di rispettare questi principi ho legato la mia immagine ad alcune aziende del settore, come Gamondi, Illy, Faema, Consorzio dell’Asti d.o.c.g. e diverse altre, che mi hanno dato l’opportunità di condividere parte del percorso professionale insieme.
Come abbiamo visto, ho cercato di differenziarmi dagli altri professionisti del settore, sia da un punto di vista dell’immagine sia per quanto riguarda il lato comunicativo. Però, se non avessi delle basi solide su cui ho costruito la mia figura professionale, ogni elemento distintivo sarebbe inutile, e si trasformerebbe in un elemento distruttivo.
Oggi non ho in mente di rallentare la crescita del brand, ma sto cercando di ampliare le mie competenze e i miei interessi per affrontare argomenti e settori inesplorati, come in piccolo ho fatto con questo blog.
Ma ora è il momento:
Go big or go home!
Ci sono grandissime novità per il futuro e non vedo l’ora di potervele annunciare!
Get out of your comfort zone!
Un abbraccio, a presto